Il Vallone della Profìca, che prende il suo nome dalla variante dialettale del caprifìco, ovvero il fico selvatico, si trova a San Giuseppe Vesuviano ed è il più rurale e il meno noto della sentieristica ufficiale, un’occasione per conoscere da vicino le colture vesuviane ma anche un’occasione persa per il rispetto e la salvaguardia del territorio.
Il sentiero, che in sé non è mai stato molto lungo (1.579 m lineari nella sola andata del suo vecchio tracciato) si perdeva nel bosco misto mesofilo (quello che predilige condizioni medie di temperatura ed umidità), anche se non risultava difficile trovare il suo congiungimento con i sentieri 1 e 2 del Parco. Ad ogni modo il tracciato è stato in parte cambiato deviandolo leggermente verso nord-ovest sui 370 m.slm. congiungendolo, sempre con i sentieri 1 e 2, ma all’altezza del rifugio degli operatori forestali della Provincia.
Di positivo su questo nuovo tracciato ci sono le opere di regimazione delle acque meteoriche infatti, per quanto non presentasse grosse emergenze dal punto di vista idrogeologico, il sentiero è alquanto scosceso ed è noto, a chi conosce la zona, la grande quantità di materiale piroclastico (sabbia vulcanica) che si riversa sulla via Zabatta in occasione delle copiose piogge autunnali. Per questa ragione è stato attrezzato con oltre una ventina di pozzetti di captazione della acque piovane. Tali strutture sono state costruite tutte in legno e contemplano anche una piccola rampa che permettere agli animali di non rimanere intrappolati nei pozzi. Inoltre, sul nuovo tracciato, è stata realizzata, oltre ad una piacevole area di sosta, una splendida scalinata che grazie a tre rampe supera agevolmente un primo importante dislivello. Purtroppo, questi 180 metri di scalinata, sono le uniche opere di ingegneria naturalistica che troveremo fino al termine del percorso a quota 730. Lungo il cammino troveremo solo i numerosi segnavia che ci guideranno lungo il ripido sentiero.
A ciò, e cominciamo con le note dolenti, va purtroppo aggiunto che il bellissimo tratto di sentiero che va dalla scalinata fino alla “Baracca Forestale” è costellato dagli spuntoni delle piante tagliante per aprire il nuovo sentiero nella fitta boscaglia, molto pericolosi, soprattutto in fase di discesa. A questo aggiungiamo che, essendo questo tratto una sorta di direttissima, quindi molto ripido, si presta facilmente ad essere dilavato dalle acque piovane che scavano ancor più il tracciato perché non rallentate dal classico percorso a tornanti.
Un’altra criticità va evidenziata nel tratto iniziale del sentiero, a partire da quota 175 m., quello prevalentemente rurale che è, come già in passato abbiamo fatto notare, luogo di scarico di rifiuti d’ogni genere. Il resto del percorso denota, fino ai 300 m. un grande movimento di terra, compattata lungo i versanti dello stradello ma senza opera alcuna di contenimento reale e soprattutto mostra la stratificazione del rifiuto accumulato negli anni passati. Si spera che le belle e utili opere di regimentazione delle acque poste a monte possano limitare il flusso idrico a valle e il dilavamento di suddetti versanti e che si intervenga con lavori definitivi e contenitivi, visto anche il notevole esborso economico dedicato alla manutenzione di questo sentiero (oltre 17.000€ solo questo anno e dopo gli 85.000€ stanziati nel 2019 per la sua “manutenzione straordinaria“).
Come raggiungerlo
Queste che seguono sono invece le indicazioni per raggiungere il sentiero: dall’uscita di Ottaviano/Zona industriale della SS-268 si raggiunge il centro di Ottaviano e si segue la strada principale che, sotto diversi nomi, attraversa, in linea pressoché retta, la cittadina fino a San Giuseppe Vesuviano. Svoltato a destra al primo bivio che s’incontra (che coincide col confine amministrativo con San Giuseppe) si segue via Zabatta fino al rione di Santa Maria la Scala, all’altezza della chiesa omonima si svolta a destra e si sale, percorrendo l’impermeabile lastricato di via Profica Paliata, fino all’imboccatura del sentiero.
All’altezza del civico 39, a quota 198 m.slm., ha inizio il nostro itinerario che, dopo il lastricato di recente istallazione, si interrompe lasciando spazio a un ancor più sgradevole alternarsi di sterrato, cemento e asfalto. La cornice dei noccioli placherà col suo massimo fulgore la deprimente visione delle brutture ivi presenti e ci accompagnerà nel tratto iniziale dell’itinerario.
Il sentiero
Il percorso non è difficile e s’inerpicherà gradualmente sulle pendici del Somma. La segnaletica è di recente istallazione e il colore dei segnavia è il marrone. È comunque necessario fare attenzione ai numerosi bivi che conducono ai tanti fondi privati; questi talvolta offrono dei piacevoli scorci panoramici che varrebbe la pena ammirare ma sempre col dovuto rispetta per la proprietà privata. Per evitare di perdersi o di fare giri inconcludenti è opportuno seguire le seguenti indicazioni.
Al primo bivio che si incontra si svolterà a destra poi a sinistra alla seconda biforcazione, seguendo le indicazioni di un ristorante. Sempre a sinistra si gira una volta giunti al terzo incrocio. Bisogna poi seguire sempre il cammino principale senza mai svoltare però, al bivio sormontato da un alto eucalipto si svolterà ancora a sinistra. Al quinto bivio svoltate a destra, poi, al seguente, a sinistra, dove, finalmente, a quota 325, dopo 1,68 km di passeggiata, il percorso acquisisce finalmente la connotazione classica di un sentiero naturalistico. Sarà inoltre riparato dalla fitta vegetazione, in prevalenza pini domestici, ma anche imponenti roverelle (quercus pubescens), produttivi castagni e le odorose ginestre che, con le loro fronde e profumi invaderanno il percorso nel periodo primaverile.
Il sentiero prosegue più gradevolmente fino al settimo bivio dove svoltiamo a destra e dove, a 350 metri sul livello del mare, troveremo la nuova segnaletica che ci condurrà alla scalinata e da lì a monte, in maniera più o meno lineare ma molto ripida come sopra indicato, raggiungerete la meta del sentiero.